ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
Trascrizioni: il racconto
del panorama maremmano
di Giuseppe De Boni
di Andrea Bentivegna
03/12/2016 - 02:01

di Andrea Bentivegna

La nostra è una terra ricca di grandi capolavori. Eppure se consideriamo un monumento come un’opera degna di grande e imperitura considerazioneallora dovremmo estendere questa definizione anche ad alcuni luoghi o paesaggi. Quello maremmano è tra i più suggestivi. Sono tanti i ricordi personali che mi legano a quei luoghi ma, me ne sono reso conto solo ora, hanno tutti qualcosa in comune.

Ogni volta che ci penso, sullo sfondo, si staglia il profilo trilobato delle montagne. I monti di Canino. È difficile rendersene conto tanto è abituale e maestosa la loro presenza ma sono indiscutibilmente i protagonisti di quella meravigliosa scena agricola che si distende sino al mare.

La nuova mostra di Giuseppe De Boni (dopo quella della scorsa primavera) ha proprio il merito di farci riflettere su questo e sulla contraddittorietà di un paesaggio così legato alla nostra terra ma allo stesso tempo sconosciuto e inaccessibile. Sì, perché - come sottolinea Isabella Mariotti nella sua prefazione al catalogo - alte recinzioni rendono i monti non percorribili privandoci della possibilità di conoscere luoghi straordinari, ormai quasi leggendari, come il sito neolitico di Poggio Olivastro o l’imponente complesso termale delle Cento Camere che giace lassù ricoperto da grandi querce.

Ebbene questi luoghi, queste stesse montagne, sono l’oggetto delle opere che De Boni espone proprio a Canino, da oggi 3 dicembre all’11, nei locali abbandonati dall’ex Banca Unicredit di piazza De Andreis. Una ricerca formale ed espressiva che si è evoluta lungo quasi un quindicennio, da quando cioè a partire dal 2002, l’architetto ha iniziato ad osservare e dipingere proprio questo territorio producendo oltre quaranta opere che spaziano tra varie tecniche dagli acquerelli sino agli acrilici passando persino dal collage.

Citando le parole stesse dell’autore guardando le curve di livello dei tre monti è iniziato un percorso di astrazione che ha condotto ai lavori più recenti. […] Quelle dei monti di canino sembrano le onde prodotte da tre sassi caduti verticalmente su una superficie liquida piatta, si allargano parallelamente scendendo con calma verso la pianura che va al mare. […] Questa mostra si chiama Trascrizioni - Dai monti di Canino […] dal momento che la trascrizione è ''l’adattamento di una composizione musicale ad un mezzo diverso da quello per il quale era stata originariamente creata''.

Insomma vedere questa mostra può diventare anche un invito ad osservare il nostro paesaggio, quello che chiamiamo casa, con uno sguardo diverso per poterne cogliere una bellezza che abbiamo sempre dato per scontata sino al punto di ignorarla. Il profilo di queste montagne assume così un ruolo simbolico capace di ricordarci quando la quotidianità ci abbia inconsapevolmente spinto a considerare per ''normale'' la bellezza di una paesaggio, come quello maremmano, tra i più belli del mondo.





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